“La Bambina in Kodachrome” – Storia di una Fotografia

Un’Ècfrasi tra Fotografia & Parola

Capri. 1986, forse 1987.

Nessuno in famiglia ricorda con precisione l’anno. Né chi scattò questa fotografia.

Siamo io, mia madre e mia zia. 

Tutte e tre vestite di giallo.

Il giallo. E’ stato il colore che ha accompagnato la mia infanzia.

Mi madre lo amava. Ancora oggi dice che mette allegria in casa. 

Avevamo una cucina tutta gialla. Ancora esiste, ma viene usata solo d’estate.

Avevamo tutte le posate e i bicchieri gialli.

Avevamo anche un telefono giallo.

Ho ritrovato questa fotografia in un vecchio album e non sono riuscita più a separamene.

Sono ferma, incuriosita da qualcosa che c’è nella vetrina ma non si vede.

Probabilmente delle macchine fotografiche.

Sullo sfondo, una scritta: Kodak.

Da quel giorno sono passati quasi quarant’anni. Anni in cui l’amore sconfinato per la fotografia ha segnato i miei sogni.

Più guardo questa stampa e più mi tornano in mente le immagini di Fred Herzog, il poeta del colore.

Era il 1950 e il bianco e nero dominava la scena artistica di allora.

Ma Herzog fece una scelta di rottura. E di coraggio. Scelse la Kodachrome.

La Kodachrome.

Una pellicola che sarebbe tornata nella mia vita, tanti anni dopo, in un giorno di novembre.

Fu immensa gioia, e dolore profondo.

Se solo quella bambina vestita di giallo avesse potuto immaginare.

Capri, la Kodak, Herzog, la Kodacrhome.

Frammenti di vita che tornano.

Doralisa

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